Come il susseguirsi delle stagioni, ogni anno l’autunno porta i nostri clienti a riflettere su quali temi domineranno il mercato giapponese negli ultimi mesi dell’anno e in quelli successivi.

 

Le tematiche principali sono tre: i consumi, la valuta e il ciclo economico globale. Ognuna di queste ha le sue peculiarità, ma al tempo stesso sono anche strettamente interconnesse tra loro.  

Il Giappone si sta riaprendo  

Dopo quasi tre anni di restrizioni, il governo giapponese ha recentemente abolito il limite massimo di arrivi giornalieri ai visitatori stranieri e ripristinato l’esenzione dal visto per i viaggi indipendenti.

 

Il ritorno ai viaggi verso il Giappone dovrebbe incentivare anche le spese verso il Paese da parte dei turisti che vi andranno, che saranno anche sostenute da uno yen debole che renderà la permanenza sorprendentemente economica.

 

Come investitori siamo felici di avere una certa esposizione nelle aree che dovrebbero beneficiare direttamente dell’aumento del turismo, sul resto invece rimaniamo più cauti. La popolazione giapponese, sempre più anziana, frena la spesa interna tant’è che, anche prima della pandemia, la crescita dei consumi era al quanto anemica.

 

L’inflazione, non più così sconosciuta, potrebbe pesare anche sui consumi. Rispetto a molte altre economie, l’aumento dei prezzi in Giappone rimane contenuto – l’inflazione ha toccato il 3% a settembre1 – ma i salari rimangono ostinatamente bassi e con essi la capacità di incrementare la spesa dei consumatori.

Cosa significa per il Giappone uno yen debole?  

Nel 2022, lo yen ha perso l’8% del suo valore rispetto alla sterlina, il 12% rispetto all’euro e il 27% rispetto al dollaro USA.2 Il Giappone non ha né un governo in difficoltà né ha una guerra in corso sul suo territorio, quindi cosa sta succedendo?

Gli economisti faranno riferimento naturalmente all’economia: l’aumento dei differenziali dei tassi d’interesse reali è alla base della debolezza dello yen, almeno nei confronti del dollaro USA. In altre parole, la Federal Reserve statunitense e le altre banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse per combattere l’inflazione, attirando così i capitali esteri. Al contrario, la Bank of Japan (BoJ) ha resistito a seguirle, e i capitali sono usciti dal Giappone in cerca di rendimenti migliori. 

 

Il responsabile di questa politica, Haruhiko Kuroda, è agli ultimi mesi del suo mandato di governatore della BoJ.  Quando se ne andrà, e soprattutto se i tassi d’interesse statunitensi e di altri paesi inizieranno a salire, la politica potrebbe cambiare e, in tal caso, la pressione al ribasso sullo yen potrebbe attenuarsi.

 

Per il momento, però, lo yen è debole, tanto che alcuni suggeriscono che il Giappone potrebbe invertire la tendenza pluridecennale all’esternalizzazione e iniziare a riorganizzare la capacità produttiva.  Non siamo del tutto convinti di questa tesi – il Giappone non sarà l'”officina del mondo” – ma un contesto in cui le aziende vogliono ridurre la loro dipendenza dai centri di produzione cinesi potrebbe giocare a favore delle aziende giapponesi specializzate in beni di largo consumo a livello mondiale.  

I timori degli investitori sulla crescita economica sono ingiustificati?  

Recentemente abbiamo affrontato spesso con i clienti problematiche cicliche, come ad esempio l’ansia degli investitori che la cura per l’inflazione debba essere la recessione.  Non abbiamo parlato molto di quanto la realtà sia ciclica perché, almeno finora, i peggiori timori del mercato rimangono tali.  È vero che alcuni dati economici si stanno ammorbidendo, ma in Giappone le ricerche sulla fiducia delle imprese rimangono “favorevoli” per le grandi aziende sia del settore manifatturiero che dei servizi.3

 

Paradossalmente, questo rappresenta forse un problema per gli investitori. I dati suggeriscono che le aziende economicamente cicliche stanno evitando una catastrofe della domanda o stanno per andare a sbatterci contro?  

 

Una delle principali variabili economiche sarà la Cina.  Lungi dal surriscaldarsi, l’economia cinese è stata strangolata dalla politica “Zero Covid” perseguita dal Partito Comunista al potere. Tuttavia, sono emerse voci di un allentamento delle restrizioni e, se questo dovesse avvenire, la ripresa dell’attività economica cinese potrebbe coincidere con gli effetti, almeno parzialmente compensati, dell’aumento dei tassi di interesse avvenuti altrove.

Un equilibrio particolarmente difficile

Di solito il mercato è quasi sempre equilibrato, ma con l’avvicinarsi della fine del 2022 sembra che le ragioni dell’ottimismo e della cautela si trovino in un equilibrio particolarmente difficile. Gli ottimisti si concentreranno sull’imminente aumento dei consumi trainati dal turismo, sulla spinta ai profitti o alla competitività derivante dalla debolezza dello yen e sulla prospettiva di un’iniezione di vitalità economica se la Cina dovesse finalmente abbandonare la sua politica “Zero Covid”. 

 

Sebbene il nostro punto di vista sia più sfaccettato di altri, continuiamo a ritenere che il mercato giapponese sia in grado di offrire rendimenti interessanti per tutto il prossimo anno. Tuttavia, questi non arriveranno facilmente, quindi siamo consapevoli della necessità di essere pazienti fino a quando la tensione tra i motivi di ottimismo e le cause di preoccupazione non sarà finalmente risolta.  

Il valore delle menti attive: il pensiero indipendente  

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