Il 2022 è stato un anno difficile per gli investitori dei mercati emergenti. La guerra della Russia in Ucraina, la forza del dollaro USA, l’inflazione elevata e il rallentamento dell’economia globale hanno pesato sui rendimenti. Ora è il momento di capire cosa succederà. In prospettiva, ci sono tre catalizzatori chiave che dovrebbero sostenere le azioni dei mercati emergenti fino al 2023.
Il dollaro USA rimane fondamentale per le sorti dei mercati emergenti
Esiste una relazione inversamente proporzionale tra la performance dei titoli azionari dei mercati emergenti e la forza del dollaro USA, il che significa che quando il dollaro USA è forte i mercati emergenti tendono a registrare performance negative e viceversa. Di conseguenza, molti mercati emergenti hanno sofferto nel 2022 a causa del rafforzamento del dollaro, dovuto alla politica aggressiva delle banche centrali (volta a ridurre l’inflazione attraverso l’aumento dei tassi d’interesse) e alla volatilità dei mercati. Il fattore chiave di tutto ciò è stato il persistere di livelli di inflazione elevati nei mercati sviluppati. Perché l’inflazione è stata un problema più per i mercati sviluppati che per quelli emergenti? La spiegazione è da ricercare nella risposta monetaria di dimensioni enormi da parte delle banche centrali di Regno Unito, Europa e America durante la pandemia. Durante la crisi i mercati sviluppati hanno annunciato enormi programmi di allentamento quantitativo e di sostegno monetario, ma i mercati emergenti non si sono concessi la stessa generosità. I tassi di inflazione testimoniano oggi questi due approcci molto diversi. Ad esempio, l’attuale tasso di inflazione in India è del 6,7%, rispetto al 7,7% degli Stati Uniti o al 9,6% del Regno Unito. Riteniamo che l’inflazione nei mercati sviluppati inizierà a scendere nel 2023 e le banche centrali smetteranno di aumentare i tassi di interesse. In effetti, alcuni indicatori anticipatori (prezzi all’ingrosso, tassi di trasporto e aspettative di inflazione) indicano che i tassi di inflazione globale hanno già raggiunto il picco. Ciò dovrebbe esercitare una crescente pressione al ribasso sul dollaro, creando un contesto favorevole alla sovraperformance dei mercati emergenti.
Un approccio pragmatico alla politica del Covid è fondamentale per la ripresa cinese
La Cina si trova in un prolungato “mercato orso”, con la Borsa di Shanghai in forte ribasso negli ultimi due anni a causa di due fattori principali: la totale adesione alla politica dello “zero-Covid” e il crollo del mercato immobiliare nazionale. La prima ha avuto un impatto significativo sull’economia del Paese e ha agito come forza contraria per le aziende cinesi. Recentemente, sembra esserci un cambiamento di rotta in Cina per quanto riguarda il suo approccio al Covid. La retorica istituzionale si sta ammorbidendo, con un maggiore riconoscimento del fatto che il Paese deve accettare il compromesso tra la salute della popolazione e la salute dell’economia che la maggior parte dei Paesi occidentali ha dovuto affrontare. Il continuo allentamento dell’approccio del governo alla politica zero-Covid dovrebbe sostenere le azioni cinesi.

Il mercato immobiliare cinese ha contribuito a quasi un terzo del PIL cinese nel 2020. A seguito di una serie di fallimenti di alto profilo di promotori immobiliari nel 2021 e 2022, alcuni commentatori economici hanno pensato che ciò potesse far presagire il “momento Lehman” della Cina. La fiducia dei consumatori, a pezzi, e, fino a poco tempo fa, il limitato sostegno del governo hanno avuto un impatto significativo sul settore. Il sorprendente declino del mercato immobiliare è stato in parte esacerbato dalla politica cinese dello zero-Covid, che ha reso complicato l’aspetto pratico dell’acquisto di una casa, ma ha anche influito negativamente sulla fiducia dei consumatori e delle imprese. Il governo centrale ha ora annunciato un ampio piano di sostegno al settore immobiliare, che riguarda banche, acquirenti di case e costruttori. L’ulteriore fiducia che deriva da questa risposta politica ha già visto il settore reagire con forza, con il sottoindice MSCI China Real Estate (USD) in crescita di oltre il +50% nel mese di novembre.

Infine, le tensioni geopolitiche che si erano accumulate tra Cina e Stati Uniti sembrano essersi ridotte dopo l’incontro tra i presidenti Xi e Biden al vertice del G20 di novembre. Un tono più pragmatico e conciliante tra i due leader ha permesso di riconoscere che se le due maggiori economie del mondo sono ai ferri corti, nessun Paese prospera. Sebbene si tratti di un piccolo passo in un lungo percorso di riconciliazione, riteniamo che sia nella giusta direzione e che fornisca lo slancio per ulteriori progressi. In conclusione, riteniamo che queste notizie positive contribuiranno a eliminare molti dei venti contrari che i titoli cinesi hanno dovuto affrontare quest’anno e dovrebbero fornire una piattaforma per rimbalzare nel 2023 in un contesto di valutazioni interessanti.
Outlook 2023: I tempi sono maturi per i mercati emergenti?
Via libera alla crescita
Infine, con il sostanziale rallentamento della crescita del mondo sviluppato, il differenziale di crescita tra emergenti e sviluppati continuerà a diventare più pronunciato. Ad esempio, si prevede che l’India crescerà dell’8% l’anno prossimo, in netto contrasto con le preoccupazioni di recessione per gli Stati Uniti. Anche questa non è un’anomalia. Molti mercati sviluppati stanno affrontando incombenti recessioni, mentre si prevede che le economie dei mercati emergenti cresceranno. Un buon esempio della netta differenza nelle prospettive economiche tra le società dei mercati sviluppati e quelle dei mercati emergenti si può trovare in India. Il CEO della più grande banca privata indiana ha recentemente dichiarato: “Ho la crescita che mi esce dalle orecchie”, esprimendo preoccupazione su come implementare al meglio l’enorme crescita che si aspetta… come se fosse un problema! Ciò rende i mercati emergenti molto attraenti sia dal punto di vista della crescita che delle valutazioni attuali. Riteniamo che le migliori opportunità all’interno di questa asset class saranno le società con elevati rendimenti sul capitale, un forte vantaggio competitivo e che continuano a reinvestire per far crescere le proprie attività nel tempo. Pertanto, sebbene il 2022 sia stato un anno difficile per gli investitori nei mercati emergenti, riteniamo che l’asset class potrebbe essere all’apice di una grande ripresa, trainata da un dollaro più debole e da una ripresa in Cina.

Naturalmente, gli investimenti nei mercati emergenti comportano un rischio maggiore rispetto agli investimenti nei mercati occidentali più tradizionali. Ciò può comportare forti diminuzioni del valore degli investimenti in brevi periodi di tempo. I Paesi meno sviluppati possono trovarsi ad affrontare sfide politiche, economiche o strutturali maggiori rispetto ai Paesi sviluppati, e alcuni investimenti possono diventare difficili da valutare o da vendere al momento e al prezzo desiderato.

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